#20 Rocaille newsletter - May 2023
Il viaggio come esotismo: alla scoperta del nuovo combattendo qualsiasi snobismo. Dalle avventure immaginarie di Emilio Salgari a quelle contemporanee di Anthony Bourdain.
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Due ragazze silenti, comodamente sedute in una cabina del treno, in viaggio verso un luogo caldo. La meta si intravede già dal finestrino ma forse è il loro sogno; una infatti dorme, l’altra legge.
Tutt’altre sono le condizioni di chi viaggia oggi in treno. Qualche settimana fa, mentre ero stipata nei vagoni d’acciaio del treno che da Newark mi portava a Manhattan - fuori un cielo plumbeo, in procinto di piovere - mi chiedevo: perché? Qual è il motivo per cui le persone, tante, viaggiano e sono disposte a sopportare quella che di fatto è una brutalità?
Onestamente non avevo mai considerato New York tra le mete imprescindibili (ringrazio mia sorella per il regalo!), mi sono chiesta allora quale fosse il motivo del mio viaggio. Abituata a vedere palazzi storici e cose antiche, essere circondata da grattacieli di acciaio e vetro è stato strano, ma divertente. La cosa più antica è qualche costruzione di fine ‘700, nulla di più esotico per me. Ho capito che, a parte i grandi musei, avrei visto cose nuove, che per la prima volta un viaggio non sarebbe stato all’insegna del puro piacere estetico.
Il viaggio è un argomento vastissimo e sapete già che non ve ne parlerò in modo banale. A parte il dipinto in copertina, gli altri sono tutti quadri che ho visto al MET. A seguire troverete citazioni, la solita selezione di notizie tra mostre, articoli, novità e altre cose che succedono in questo mondo. Infine ci sono i miei eventi, viaggi e ebook (avete anche libero accesso all’archivio).
Nella prossima newsletter a pagamento, che invierò tra due settimane, troverete la mia guida su New York (in basso potete vedere l’anteprima). Sarà abbastanza lunga, ci saranno indicazioni di luoghi, ristoranti, bar, locali, cose da fare scelti da me, con foto e informazioni più esclusive che non pubblico né sul blog né sui social. Potete abbonarvi facendo una donazione minima di 30€ qui (è valida un anno).
Per rimanere in tema viaggio, il prossimo fine settimana ci sarà la prima Rocaille Experience di quest’anno: i segreti della Tuscia (posterò tutto sul mio profilo instagram). La prossima sarà a Palermo a settembre, spero di darvi tutte le indicazioni già il prossimo mese e sarà l’ultima che farò in Sicilia per qualche anno. Ad maiora!
Two silent girls, comfortably seated in a train cabin, on their way to a warm place. The destination is already glimpsed through the window, but perhaps it is their dream; for one is asleep, the other is reading.
Quite different are the conditions of those traveling by train today. A few weeks ago, as I was crammed into the steel cars of the train from Newark to Manhattan - outside a leaden sky, about to rain - I wondered: why? What is the reason why people, so many, travel and are willing to endure what is in fact brutality?
Honestly, I had never considered New York among the must-see destinations (thank my sister for the gift!), I wondered then what was the reason for my trip. Used to seeing historic buildings and old things, being surrounded by metal and glass skyscrapers was strange, but fun. The oldest thing is a few buildings from the late 1700s, nothing more exotic to me. I realized that apart from the big museums, I would see new things, that for the first time a trip was not about pure aesthetic pleasure.
Travel is a vast subject and you already know that I will not tell you about it in a trivial way. Apart from the painting on the cover, the others are all paintings I saw at the MET. Next you will find quotes, the usual selection of news between exhibitions, articles, news and other things going on in this world. Finally there are my events, travels and ebooks (you also have free access to the archive). In the next paid newsletter, which I will send out in two weeks, you will find my guide to New York (below you can see the preview). It will be quite long, there will be pointers to places, restaurants, bars, venues, things to do chosen by me, with more exclusive photos and information that I don't publish either on the blog or on social media. You can subscribe by making a minimum donation of 30€ here (it is valid for one year).
To stay on the travel theme, next weekend will be this year's first Rocaille Experience: the secrets of Tuscia (I will post everything on my instagram profile). The next one will be in Palermo in September, I hope to give you all the directions as early as next month and it will be the last one I will do in Sicily for a few years. Ad maiora!
Viaggiare è una brutalità
Il motivo che ci spinge a viaggiare è sempre (o dovrebbe essere) quello di conoscere. Avere la curiosità di scoprire cose nuove, diverse da quelle che vediamo ogni giorno. L’esotismo, citando Mario Praz1, indica in letteratura e nelle arti "ogni elemento forestiero chiaramente identificabile". Etimologicamente è l'attrazione verso ciò che viene da fuori (dal gr. ἐξωτικός, der. di ἔξω «fuori») quindi l’estraneo, il nuovo, lo sconosciuto.
Il termine viene spesso usato come sinonimo di oriente perché fu usato dagli Europei, nel Settecento e fino all’Ottocento, per dare un nome a quelle emozioni provocate dal pensiero o dal contatto di paesi stranieri, specialmente l'Oriente e il Mezzogiorno. Tutti i ricchi signori del nord Europa, dall’Inghilterra alla Germania, partivano per il Grand Tour che aveva come meta la Grecia e soprattutto l’Italia, attratti dalle antichità: si pensi a Goethe o i poeti romantici inglesi Keats, Shelley e Byron, solo per citare i più famosi. Per loro niente era più esotico dell’Italia:
To travel is a brutality
The reason we travel is always (or should be) to know. To have the curiosity to discover new things, different from what we see every day. Exoticism, quoting Mario Praz, indicates in literature and the arts "any clearly identifiable foreign element." Etymologically it is the attraction to what comes from outside (from Gr. ἐξωτικός, der. of ἔξω "outside") thus the foreign, the new, the unknown.
The term is often used as a synonym for Orient because it was used by Europeans, in the eighteenth and into the nineteenth centuries, to name those emotions provoked by the thought or contact of foreign countries, especially the East and the South. All the wealthy gentlemen of northern Europe, from England to Germany, set off on the Grand Tour, which had Greece and especially Italy as its destination, attracted by antiquities: think of Goethe or the English Romantic poets Keats, Shelley and Byron, just to name the most famous. For them nothing was more exotic than Italy:
Open my heart and you will see.
Graved inside of it, "Italy"
― Robert Browning
L’esotismo è diventato componente essenziale di tutti i poeti e scrittori del Romanticismo e poi del Decadentismo, che hanno di volta in volta orientato la loro attrazione verso la Spagna (Mérimée, Hugo, Gautier, Pierre Louÿs), il Levante (Hugo, Ferdinand Freiligrath), i Mari del Sud (R. L. Stevenson, Joseph Conrad), il Giappone (Goncourt, Loti, ammiratore, del resto, di tutto l'Oriente), il Messico (D. H. Lawrence, Gerhardt Hauptmann), l’Africa Nera (Ernest Hemingway), l’India (Rudyard Kipling), la Russia, l’Indonesia…
La cosa ha riguardando anche la pittura e la decorazione: Manet fu attratto dalla Spagna, Delacroix intraprese un viaggio in Africa, Jean-Léon Gérôme viaggiò in Turchia ed Egitto, Paul Gauguin scappa fino in Polinesia; anche Picasso si ispirò all'arte africana per la maniera cubista.
Exoticism became an essential component of all the poets and writers of Romanticism and later Decadentism, who from time to time directed their attraction toward Spain (Mérimée, Hugo, Gautier, Pierre Louÿs), the Levant (Hugo, Ferdinand Freiligrath), the South Seas (R. L. Stevenson, Joseph Conrad), Japan (Goncourt, Loti, admirer, for that matter, of the entire Orient), Mexico (D. H. Lawrence, Gerhardt Hauptmann), Black Africa (Ernest Hemingway), India (Rudyard Kipling), Russia, Indonesia...It also affected painting and decoration: Manet was attracted to Spain, Delacroix undertook a trip to Africa, Jean-Léon Gérôme traveled to Turkey and Egypt, Paul Gauguin escaped as far as Polynesia; even Picasso was inspired by African art for the Cubist manner.
Quanto più un luogo è lontano, e quindi sconosciuto, tanto più si presta ad essere sognato e idealizzato. Agli occhi degli europei dell’Ottocento questi luoghi apparivano come mete in cui era possibile abbandonare le convenzioni della vita borghese e ritrovare un contatto con l’istinto primordiale, con la natura.
Per esempio Henri Rousseau (1844 – 1910) dipinge una giungla intitolando il quadro “sogno”. Una natura misteriosa, in cui spuntano fiori giganteschi, occhi di tigre e donne meravigliose e incantatrici. Adoro Rousseau: mentre Parigi era impegnata nel dibattito tra impressionismo e accademismo, lui inventava questo linguaggio tutto suo, naïve, ingenuo, giocoso, quasi da racconto d’avventura per ragazzi. Ho sempre pensato che sarebbe stato perfetto per illustrare i libri di Salgari, il Jules Verne italiano. Guardate questa tigre: ditemi se non è la stessa che appare in Gérôme immersa nel buio, poi sbuca nella giungla di Rousseau e infine salta dalle copertine dei libri portando Salgari a cavalcioni.
The more distant, and therefore unknown, a place is, the more it lends itself to being dreamed of and idealized. In the eyes of nineteenth-century Europeans, these places appeared as destinations where it was possible to abandon the conventions of bourgeois life and regain contact with primal instinct, with nature. For example, Henri Rousseau (1844 - 1910) painted a jungle, titling the painting "dream." A mysterious nature, in which gigantic flowers, tiger's eyes and wonderful, enchanting women sprout. I love Rousseau: while Paris was engaged in the debate between Impressionism and Academicism, he was inventing this language all his own, naïve, naive, playful, almost like a children's adventure story. I always thought he would be perfect for illustrating Salgari's books, the Italian Jules Verne. Look at this tiger: tell me if it is not the same one that appears in Gérôme immersed in darkness, then pops up in Rousseau's jungle and finally leaps from the covers of the books carrying Salgari on its back.
Emilio Salgari (1862 – 1911) scrisse più di 80 romanzi e un centinaio di racconti, tra cui la più bella saga d’avventura per ragazzi, il Corsaro Nero, ambientati in ogni angolo del pianeta. Lui però non si mosse mai da Torino. I suoi viaggi sono solo immaginari: la giungla, le belve, le ambientazioni che descrive sono tutte invenzioni che ricavava leggendo enciclopedie e resoconti di viaggio. Inventa un genere: spesso i suoi eroi sono di colore e i bianchi malvagi; è il primo autore italiano di best sellers, ma muore in miseria e ignorato dal mondo letterario. Povero Salgari, chissà quanto avrà sognato quelle cose che non ha mai potuto vedere: scriveva continuamente, era l’unico modo per mantenere la sua famiglia e ci riusciva a stento. Soffocato dai debiti e incapace di continuare a scrivere a quei ritmi, morì suicida. Il suo viaggio più lontano era stata una crociera sull’Adriatico.
Emilio Salgari (1862 - 1911) wrote more than 80 novels and a hundred short stories, including the finest adventure saga for children, The Black Corsair, set in every corner of the globe. He, however, never moved from Turin. His travels are only imaginary: the jungle, the beasts, the settings he describes are all inventions he derived from reading encyclopedias and travel reports. He invented a genre: his heroes were often black and the whites evil; he was the first Italian author of best sellers, but he died in poverty and ignored by the literary world. Poor Salgari, who knows how much he must have dreamed of those things he never got to see: he was writing all the time, it was the only way to support his family, and he could barely do it. Stifled by debts and unable to continue writing at those rates, he died by suicide. His farthest trip had been a cruise on the Adriatic.
Altro grande viaggiatore in questo senso fu Cesare Pavese (1908 - 1950). Amava l’America, ma non la vide mai. Scrisse la sua tesi su Walt Whitman e tradusse pietre miliari della letteratura contemporanea come Benito Cereno (1856) e Moby Dick (1851) di Herman Melville; Uomini e Topi (1937) di John Steinbeck e il 42° parallelo (1930) di Dos Passos. Fu uno dei primi mediatori di questa cultura, l’America che idolatra e insegue è «pensosa e barbarica, felice e rissosa, dissoluta, feconda, greve di tutto il passato del mondo, e insieme giovane, innocente». E’ attratto dalla vitalità, dall’estrema libertà che sembra ancora possibile in quel paese (mentre l’Italia, invece, era stretta dal fascismo): «Questi americani hanno inventato un nuovo modo di bere. Parlo, s’intende, di un modo letterario. Un personaggio, a un certo punto di un romanzo, pianta tutto: belle maniere, lavoro – famiglia, quando l’abbia – e solo, o in compagnia di un amico del cuore, scompare qualche tempo per la solita spedizione: he has gone on the grand sneak, si è buttato alla gran fuga. Talvolta l’assenza dura giornate. La condotta del ribelle, nel frattempo, è molto semplice: da un baccano di canzoni e di bei motti, a un muso angosciato e meditante. Alla fine, il personaggio torna a posto nella vita. È un po’ abbacchiato e smorto, ma ha una nuova coscienza di se stesso: la macchina della civiltà non lo possiede interamente, la vita è ancora degna».
Another great traveler in this sense was Cesare Pavese (1908 - 1950). He loved America but never saw it. He wrote his dissertation on Walt Whitman and translated such milestones of contemporary literature as Herman Melville's Benito Cereno (1856) and Moby Dick (1851); John Steinbeck's Of Mice and Men (1937) and Dos Passos' The 42nd Parallel (1930). He was one of the earliest mediators of this culture; the America he idolizes and pursues is "pensive and barbaric, happy and brawling, dissolute, fecund, heavy with all the world's past, and at once young, innocent." He is attracted by the vitality, the extreme freedom that still seems possible there (while Italy, on the other hand, was gripped by fascism): "These Americans have invented a new way of drinking. I speak, by this I mean, of a literary way. A character, at a certain point in a novel, plants everything: fine manners, work-family, when he has it-and alone, or in the company of a best friend, disappears some time on the usual expedition: he has gone on the grand sneak. Sometimes the absence lasts for days. The rebel's conduct, meanwhile, is very simple: from a hubbub of song and fine mottos, to an anguished, brooding muzzle. Eventually, the character comes right back into life. He is a little dejected and dull, but he has a new self-awareness: the machine of civilization does not entirely possess him, life is still worthy."
Non so se viaggiare significa libertà, non lo definirei così, mi sembra un’idea alquanto ingenua. Non parlo ovviamente della villeggiatura al mare, in montagna o un weekend fuori porta. Viaggiare veramente significa mettersi alla prova, adattarsi a delle cose che non ci appartengono, accettare cose che non ci piaceranno, vedere ciò che non avevamo immaginato, mettere in conto che ci troveremo in difficoltà, rinunciare, forse, anche perdere qualcosa. Accettare l’ignoto, nel bene e nel male. Siete sicuri di essere pronti?
Ecco cosa è viaggiare: non essere snob, non pensare di essere i migliori, non chiudersi nelle proprie sicurezze. Essere pronti all’istante a lasciar andare certe cose e ad accoglierne altre, come dice Bourdain: “il viaggio ti cambia. Mentre ti muovi attraverso questa vita e questo mondo cambi leggermente le cose, lasci dei segni dietro, per quanto piccoli. E in cambio, la vita e il viaggio lasciano segni su di te. Il più delle volte, quei segni - sul tuo corpo o sul tuo cuore - sono belli. Spesso, però, fanno male”.
I don't know if traveling means freedom, I wouldn't call it that, it seems to me a rather naive idea. I'm not talking of course about vacationing by the sea, in the mountains or a weekend away. To truly travel means to challenge oneself, to adapt to things that do not belong to us, to accept things we will not like, to see what we had not imagined, to take into account that we will be in trouble, to give up, perhaps, even to lose something. Accepting the unknown, for better or for worse. Are you sure you are ready?
That's what traveling is: not being snobbish, not thinking you're the best, not locking yourself into your security. Being instantly ready to let go of some things and embrace others, as Bourdain says, "Travel changes you. As you move through this life and this world you change things slightly, you leave marks behind, however small. And in return, life — and travel — leaves marks on you."
Un vero viaggiatore di questo secolo: Anthony Bourdain (1956 – 2018). Ho iniziato a leggere i suoi libri solo da quest’anno e l’ho scoperto troppo tardi, dopo la sua morte. E’ incredibile come una persona di cui ignoravo l’esistenza fino a 3/4 anni fa ora mi ispiri così tanto. Ho peccato di snobismo: tendenzialmente non mi piacciano gli chef-star, gli stellati e i programmi di cucina mi annoiano. Ma Bourdain era molto di più di uno chef e non solo perché ha scritto libri, articoli, è stato autore e conduttore di programmi televisivi e aveva una vastissima conoscenza in ambito culinario e gastronomico. Bourdain era una persona che amava il nuovo, ciò che è altro, era sinceramente attratto dall’esotico. La sua fame di vita era una fiamma insaziabile che alla fine lo ha bruciato.
Magro, pieno di tatuaggi, consumato, con un passato di tossicodipendenza alle spalle, era riuscito dopo varie esperienze fallimentari, raccontate nel suo primo libro Kitchen Confidential (2000), a diventare chef di un famoso ristorante di New York, Les Halles, chiuso nel 2016 (sono andata in pellegrinaggio a vederlo, ci sono ancora le insegne). Il libro fu un caso mediatico, da lì il successo: gli fu proposto uno show televisivo dopo l’altro (A Cook's Tour; No Reservations; The Layover; Parts Unknown), alla scoperta delle cucine di tutto il mondo. Da quel momento non si è più fermato: “sempre in giro, nove, poi dieci, poi undici mesi su dodici. Tre, forse quattro notti al mese trascorse nel mio letto, il resto in aeroplani, macchine, trani, slitte, barche a vela, elicotteri, alberghi, capanne indigene, tende, alloggi primitivi, bivacchi nella giungla”.
A true traveler of this century: Anthony Bourdain (1956 - 2018). I started reading his books only since this year and discovered him too late, after his death. It is amazing how a person whose existence I ignored until 3/4 years ago now inspires me so much. I have sinned in snobbery: I tend not to like chef-stars, star-studded and cooking shows bore me. But Bourdain was much more than a chef, and not just because he wrote books, articles, was an author and host of television programs, and had a vast knowledge in culinary and gastronomy. Bourdain was a person who loved the new, that which is other, he was genuinely attracted to the exotic. His lusr for life was an insatiable flame that burned him out in the end.
Skinny, full of tattoos, worn out, with a history of drug addiction behind him, he had managed after several failed experiences, recounted in his first book Kitchen Confidential (2000), to become chef of a famous New York restaurant, Les Halles, closed in 2016 (I went on a pilgrimage to see it, the signs are still there). The book was a media case, from there the success: he was offered one TV show after another (A Cook's Tour; No Reservations; The Layover; Parts Unknown), discovering kitchens around the world. Since then he has not stopped: "always on the road, nine, then ten, then eleven months out of twelve. Three, maybe four nights a month spent in my bed, the rest in airplanes, cars, trannies, sleds, sailboats, helicopters, hotels, indigenous huts, tents, primitive lodgings, jungle bivouacs."
Viaggiare intorno al mondo è il sogno di tantissimi e Bourdain c’era riuscito, tutti lo invidiavano, faceva una vita privilegiata (anche se lui non la sentiva tale), ma ha dovuto pagare un prezzo: “ho venduto la mia anima agli dei televisivi per poter vedere il mondo e visitare luoghi remoti, un desiderio che avevo fin da bambino”.
Viaggiare ha un prezzo e non intendo economico. Non significa volersi confondere con i locali o sentirsi cambiati dall’esperienza, è semmai una continua lotta tra il conservare la propria identità e, al contempo, avvicinarsi quanto più possibile alla diversità. E’ un dialogo costante e mai definitivo tra le forze, un do ut des, una fatica, una brutalità. Chiedetevi davvero perché lo fate? Non è obbligatorio, nessuno vi costringe. Se lo fate, però, dategli un senso: non siate come quelli che pretendono di mangiare italiano all’estero, salvo poi lamentarsi che fa schifo; non comprate souvenir di nessun tipo; studiate una mappa; non andare a mangiare nelle catene che si trovano in tutto il mondo e non vi venga in mente, alla fine, di farvi un tatuaggio a ricordo dell’avventura…
Non abbiamo idea di quante cose esistano in questo mondo, belle e degne di essere viste, ma sappiamo già che non riusciremo a vederle tutte. Non c’entra essere ricchi, c’entra avere il tempo di vedere e poi studiare ciò che si è visto, dare all’esperienza una profondità: “Quando si vede il pianeta come lo vedo io, si viene sempre posti di fronte al problema di quello che non si conosce, tutto ciò che c’è ancora da vedere e da imparare, quanto diamine è grande e misterioso questo mondo. E’ una cosa che provoca allo stesso tempo frustrazione e assuefazione, e che diventa ancora più difficile quando si visita, per esempio, per la prima volta la Cina e ci si accorge di quanta ce ne sia ancora da vedere… e di quanto poco tempo si abbia a disposizione per farlo. Ha aggiunto una componente frenetica alla mia vita già sufficientemente assurda, un elemento allo stesso tempo di disperazione e di rassegnazione”. Questo girare vorticosamente può far perdere di vista chi siamo. Credo che, con una vita così - a meno che tu non riesca a fermarti in tempo - perdere sé stessi diventi inevitabile. Era chiaro che nessuno amava più di lui quelle cose e che faceva il suo lavoro con un’estrema, disperata, passione. Questo mi ispira un grande, immenso rispetto.
PS E’ stata di recente pubblicata una biografia non autorizzata su Bourdain che proclama di svelare alcuni particolari sconosciuti dei suoi ultimi giorni. Non la comprerò mai. Un suicidio lascia nelle persone sempre un’incredibile voglia di ficcanasare nell’intimità. Cosa altro potrebbe cambiare leggere i messaggi che inviò l’ultima sera? Tutta la sua opera è già pubblica e visibile a tutti.
- su youtube ci sono quasi tutti gli episodi dei suoi show, anche l’ultimo Parts Unknown.
Traveling around the world is the dream of so many, and Bourdain had succeeded, everyone envied him, he was living a privileged life (although he didn't feel it was so), but he had to pay a price: "I sold my soul to the TV gods so I could see the world and visit remote places, a desire I had since childhood." Travel has a price, and I don't mean economical. It does not mean wanting to blend in with the locals or feeling changed by the experience, it is, if anything, a constant struggle between preserving one's identity and, at the same time, getting as close to diversity as possible. It is a constant and never final dialogue between forces, a quid pro quo, a drudgery, a brutality. Really ask yourself why do you do it? It is not mandatory; no one is forcing you. If you do it, though, give it some meaning: don't be like those who claim to eat Italian food abroad, only to complain that it sucks; don't buy souvenirs of any kind; don't go and eat at chains all over the world; and don't get a tattoo at the end to remind you of the adventure...
We have no idea how many things exist in this world that are beautiful and worth seeing, but we already know that we will not be able to see them all. It has nothing to do with being rich, it has to do with having the time to see and then study what you have seen, to give the experience a depth: "When you see the planet as I see it, you are always confronted with the problem of what you don't know, all that there is yet to be seen and learned, how big and mysterious this world is. It's something that is both frustrating and addictive, and it becomes even more difficult when you visit, for example, China for the first time and you realize how much there is still to see ... and how little time you have to do it. It added a frantic component to my already sufficiently absurd life, an element at once of desperation and resignation." This whirling around can make us lose sight of who we are. I think, with a life like that-unless you can stop yourself in time-losing yourself becomes inevitable. It was clear that no one loved those things more than he did and that he did his work with extreme, desperate, passion. That inspires me with great, immense respect.
PS An unauthorized biography on Bourdain was recently published that proclaims to reveal some unknown details of his final days. I will never buy it. A suicide always leaves people with an incredible urge to pry into intimacy. What else would reading the messages she sent on her last night change? Nothing will change his work, which is already public and visible to all.
- on youtube are almost all the episodes of his shows, including the latest Parts Unknown.
Per finire una donna: Annamarie Schwarzenbach (1908 – 1942), la vediamo qui appoggiata su una Ford DeLuxe nel maggio del 1939, poco prima di partire per l'Afghanistan, con la sua amica Ella Maillart. Le due avevano deciso di compiere un viaggio in automobile da sole per esplorare la valle del Kafiristan: la Maillart raccontò questa avventura sulla via della seta in La via crudele (1947); la Schwarzenbach in La via per Kabul, una raccolta di racconti scritti nel 1939-1940 pubblicata dopo la sua morte.
Annamarie è stata una scrittrice svizzera, ma fu anche fotografa, giornalista e fotoreporter. Proveniva da una famiglia molto ricca di industriali e per questo poté dedicarsi a girare il mondo senza preoccupazioni. Era di una bellezza androgina, angelica e glaciale, usava vestirsi a là garçon, guidava auto lussuose, regali del padre che l’adorava. Nel 1930 conobbe Erika e Klaus Mann, i due enfants terribles figli del grande Mago della letteratura tedesca Thomas Mann, che la iniziarono alla morfina. Si innamorò di Erika e la cosa causò dissidi con la famiglia borghese e nazista, Annamarie è fragile e tenta varie volte il suicido. Nel frattempo si appassiona alla fotografia, che diventerà il suo mezzo di espressione e nel 1934 parte per l’Oriente, da sola. Negli anni successivi si susseguono: Persia, Afghanistan, Russia, India, Usa, Congo, Eritrea. Il viaggio per lei era un sollievo alla vita disordinata e angosciata, avere un punto d’arrivo significa per lo meno avere un senso.
“il viaggio mi sembra, più che un’avventura e un’escursione in luoghi insoliti, un’immagine concentrata della nostra esistenza” […]
“Il viaggio […] che a molti appare come un bel sogno, un gioco seducente, la liberazione dal quotidiano, la libertà per eccellenza, in realtà è impietoso, una scuola per abituarci all’inevitabile corso della vita, all’incontro e alla perdita.”
― Annamarie Schwarzenbach
Finally, a woman: Annamarie Schwarzenbach (1908 - 1942), we see her here leaning on a Ford DeLuxe in May 1939, just before leaving for Afghanistan with her friend Ella Maillart. The two had decided to take a solo automobile trip to explore the Kafiristan Valley: Maillart recounted this Silk Road adventure in The Cruel Way (1947); Schwarzenbach in The Road to Kabul, a collection of short stories written in 1939-1940 published after her death.
Annamarie was a Swiss writer, but she was also a photographer, journalist and photojournalist. She came from a very wealthy family of industrialists and because of this she was able to devote herself to traveling the world without worries. She had an androgynous, angelic and glacial beauty, used to dress a là garçon, drove luxurious cars, gifts from her father who adored her. In 1930 she met Erika and Klaus Mann, the two enfants terribles children of the great Wizard of German literature Thomas Mann, who initiated her on morphine. She fell in love with Erika and it caused disagreements with her bourgeois, Nazi family; Annamarie was fragile and attempted suicide several times. In the meantime she became passionate about photography, which would become her medium of expression, and in 1934 she left for the East, alone. The following years saw a succession of travels: Persia, Afghanistan, Russia, India, USA, Congo, Eritrea. Travel for her was a relief to the disordered and anxious life; to have a point of arrival means at least to have meaning.
"the journey seems to me, more than an adventure and an excursion to unusual places, a concentrated image of our existence" [...] "The journey [...] which to many appears as a beautiful dream, a seductive game, liberation from the everyday, freedom par excellence, is in reality pitiless, a school to accustom us to the inevitable course of life, to encounter and loss."
- Annamarie Schwarzenbach
Un documentario su Annemarie Schwarzenbach potete vederlo qui;
Se avete Mubi qui potete vedere un documentario su Ella Maillart;
Alcune foto di viaggio della Schwarzenbach conservate all’Archivio Svizzero di Letteratura;
Melania Mazzucco ha scritto un romanzo ispirato alla sua vita: Lei così amata.
News, events, exhibitions, articles
A Milano potrebbe essere interessante vedere questa mostra che rievoca i due movimenti artistici del liberty e del futurismo mettendoli in dialogo con la storica maison di tessuti e carte da parati inglese Liberty. Fondata a Londra nel 1875, in occasione dei suoi centocinquant’anni, Liberty ha lanciato un’inedita collezione chiamata FuturLiberty che sarà possibile vedere in due sedi, il Museo del Novecento e Palazzo Morando.
Ricordo che sono ancora in corso a Milano le mostre su: Helmut Newton, Guy Bourdin, Stanislao Lepri, Surrealismo.Al MET di New York, come ogni maggio, ha aperto la mostra che quest’anno è dedicata al genio della moda Karl Lagerfeld: A line of Beauty. L’inaugurazione è sempre preceduta dal Met Gala, una serata a tema in cui gli ospiti prendono ispirazione dall’argomento della mostra per scegliere il proprio outfit. Come dice Silvia Stella, Lagerfeld è stato soprattutto l’uomo che ha ridato vita alla maison Chanel, di cui è stato direttore creativo dal 1982 al 2019, anno della sua morte. E questo significa che sul red carpet c’erano un sacco di Chanel. Lagerfeld ha avuto molte muse e alcune di loro lo hanno omaggiato in modo speciale, come Nicole Kidman che ha indossato lo stesso abito dello spot del profumo n.5 di cui è stata protagonista nel 2004, con la regia di Baz Luhrmann.
La mia preferita però è stata Alexa Chung, eterea e simpatica, che non ha scelto né Chanel, né Valentino, né Rocha, né altri brand prevedibili, ma Róisín Pierce, irlandese. Perché Alexa del vestire ha fatto una politica.
A Roma invece non c’è neanche una mostra decente. Però, come ogni anno, apre al pubblico per soli due mesi il Roseto comunale.
Dopo cinque anni di lavori riapre al pubblico, nei Paesi Bassi, l’antica residenza di caccia degli Orange, il Paleis Het Loo.
Apre a Trieste il primo Cafè Sacher d’Italia.
Il 21 maggio sarà la giornata delle Dimore Storiche Italiane, occasione in cui aprono al pubblico tantissime residenze, ville e case storiche normalmente chiuse. Qui la lista.
Netflix sta girando una serie su Il Gattopardo! Nel cast ci sono Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli e Deva Cassel (la figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel). Qui le prime immagini.
E’ in arrivo Dalìland, il film che parlerà degli ultimi anni del grande arista e padre del Surrealismo. Il titolo non mi piace granché, ma dal trailer sembra interessate.
Bellissimo articolo sull’eccentrico Guido Keller uscito su Il Foglio a firma di Francesca D’Aloja. Se non siete abbonati potete leggerlo sul suo instagram qui.
Compie 150 anni Villa Hugel in Germania, che fu la residenza della famiglia Krupp a cui Luchino Visconti si ispirò per il film La caduta degli dei (e chiese anche l’autorizzazione per girarvi alcune scene).
Sono partiti i lavori per l’ampliamento della Pinacoteca di Brera, che prevedranno il restauro, l’adeguamento e l’allestimento dell’attiguo Palazzo Citterio. Si chiamerà Brera Modern.
A Treviso è un corso una retrospettiva sul grande sculture Arturo Martini.
Forse dovrei commentare la pubblicità del ministero del turismo? Non ce la faccio, fa troppo schifo.
- In Milan, it might be interesting to see this exhibition that evokes the two art movements of Art Nouveau and Futurism by putting them in dialogue with the historic English textile and wallpaper house Liberty. Founded in London in 1875, on the occasion of its one hundred and fiftieth anniversary, Liberty has launched an unprecedented collection called FuturLiberty that will be possible to see in two venues, the Museo del Novecento and Palazzo Morando.I remember that the exhibitions on: Helmut Newton, Guy Bourdin, Stanislao Lepri, Surrealism.
- At the MET in New York, as every May, opened the exhibition that this year is dedicated to the fashion genius Karl Lagerfeld: A line of Beauty. The opening is always preceded by the Met Gala, a themed evening where guests take inspiration from the exhibition's topic to choose their own outfits. As Silvia Stella says, Lagerfeld was above all the man who breathed new life into the Chanel fashion house, for which he was creative director from 1982 to 2019, the year of his death. And that meant there was a lot of Chanel on the red carpet. Lagerfeld had many muses and some of them paid special tribute to him, such as Nicole Kidman who wore the same dress from the No. 5 perfume commercial she starred in in 2004, directed by Baz Luhrmann.
My favorite, however, was Alexa Chung, ethereal and lovely, who chose neither Chanel, nor Valentino, nor Rocha, nor any other predictable brand, but Róisín Pierce, from Ireland. Because Alexa of dressing has made a policy.
- In Rome, on the other hand, there is not even a decent exhibition. However, like every year, the Municipal Rose Garden opens to the public for only two months.
- After five years of construction, the former hunting lodge of the Orange family, the Paleis Het Loo, reopens to the public in the Netherlands.
- Italy's first Café Sacher opens in Trieste.
- May 21 will be Italian Historic Residences Day, an occasion when so many residences, villas and historic houses normally closed to the public open. Here's the list.
- Netflix is making a series on The Leopard! The cast includes Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli and Deva Cassel (Monica Bellucci and Vincent Cassel's daughter). Here are the first images.
- Daliland, the film about the last years of the great arist and father of Surrealism, is coming soon. I don't like the title much, but from the trailer it looks interested.
- Beautiful article on the eccentric Guido Keller that came out in Il Foglio by Francesca D'Aloja. If you are not a subscriber you can read it on his instagram here.
- It turns 150 years old Villa Hugel in Germany, which was the residence of the Krupp family that Luchino Visconti was inspired by for the film The Fall of the Gods (and even asked permission to film some scenes there).
- Work has begun on the expansion of the Pinacoteca di Brera, which will include the restoration, adaptation and fitting out of the adjoining Palazzo Citterio. It will be called Brera Modern.
- A retrospective on the great sculpture is underway in Treviso.
ROCAILLE EXPERIENCE: Palermo, Sicily
September 2023
I am still working on the itinerary for the next experience in Sicily, if you would like to know the preview information sign up on the form!
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Exclusive newsletter - May 2023
Rocaille Guide to New York!
The next exclusive newsletter will be a guide to the city: all the places, lesser known museums, restaurants and secret spots that I discovered.
Out on May 24th!